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Articolo informativo all’autogestione del 15 Gennaio 2014

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alve ragazzi, abbiamo voluto organizzare questa autogestione focalizzandoci sul mondo universitario, oggetto di una scelta per noi ormai imminente.

L'autogestione inizierà con un'introduzione generale al mondo universitario, verranno spiegati i “termini” di uso comune, validi per tutti i tipi di università (esempio: che cos’è un appello ad un esame? Cosa vuol dire dover avere almeno 180 crediti e cosa sono questi crediti?), tenuta dalla professoressa Conforti (responsabile dell’orientamento post-diploma) dalle ore 8.10-9.30 in Atrio Bassani.

Per gli alunni che non fossero interessati a questo argomento proponiamo la visione di due film, dalle 9.30 alle 11.30, che sono: "La mia classe" di Daniele Gaglianone (Atrio Bassani) e "L'onda" di Dennis Gansel (Aula di Musica), di cui troverete la trama qui sotto.

Inoltre vi presentiamo un lungometraggio,"La notte non fa più paura - Terremotati" (Aula Multimediale, 9.30-11.30), progetto volto a informare sul tema dei terremoti con uno sguardo ai recenti avvenimenti nella nostra Regione e in modo particolare la zona ferrarese.

Per chi invece fosse interessato all’orientamento universitario nelle diverse aule della sede (dalla 3 alle 26) saranno presenti studenti iscritti all'università che, a seconda delle facoltà, ci spiegheranno la loro esperienza. Le lezioni avranno la durata di un’ora e si ripeteranno per tre volte fino alle 12.30; ogni facoltà e la corrispondente aula saranno indicati su di un tabellone che metteremo davanti alle entrate principali della scuola.

Infine, dalle 12.30 alle 13.10, in Atrio Bassani si terrà un dialogo tra noi studenti sui fatti recentemente accaduti in Francia e Nigeria. Crediamo che una riflessione da parte di tutti gli studenti in questo momento di profonda crisi, sia necessario e obbligatorio.

I rappresentanti e i delegati d'Istituto

 


La mia classe” di Daniele Gaglianone

Un attore interpreta il ruolo di un maestro che insegna in una classe di stranieri i quali mettono in scena se stessi. Sono extracomunitari che vogliono imparare l'italiano, per avere il permesso di soggiorno, per integrarsi e vivere in Italia. Arrivano da diversi luoghi del mondo e ciascuno porta in classe il proprio mondo. Durante le riprese accade un fatto per cui la realtà prende il sopravvento. Il regista dà lo "stop", ma l'intera troupe entra in campo: ora tutti diventano attori di un'unica vera storia, in un unico film di "vera finzione": La mia classe.

È un film che può spiazzare più di uno spettatore quello che Daniele Gaglianone ha deciso di dedicare al sempre più complesso tema dell'integrazione dei cosiddetti extra-comunitari. Sin dall'inizio, quando vediamo ‘microfonare’ (come si dice in gergo) gli studenti del corso veniamo volutamente disorientati;pronti come siamo a vedere un film di finzione siamo costretti ad accorgerci che la finzione c'è ma è tutta concentrata nel sempre più bravo Valerio Mastandrea che interpreta la parte del docente. Tutti gli altri sono veri immigrati ognuno con i propri problemi e le proprie aspettative. Gaglianone ha deciso di puntare tutto su questo doppio registro quasi ci volesse ricordare da un lato l'impotenza del cinema nell'affrontare e risolvere problematiche che lo superano e dall'altro la necessità, per chi il cinema lo fa, di non sottrarsi mai alla realtà per rifugiarsi in un mondo in cui l'autoreferenzialità rischia di fagocitare tutto.

Qui non si recita Shakespeare come nel carcere dei Taviani ma si mette in scena il proprio vissuto che talvolta entra in gioco al di là delle battute concordate e che vede a un certo punto Mastandrea diventare davvero qualcosa di diverso rispetto all'attore che interpreta un personaggio. Ha ragione Gaglianone quando afferma che solo lui, tra gli attori, poteva entrare in un ruolo così particolare offrendogli, potremmo aggiungere, non solo la sua professionalità ma anche la sua umanità senza però farsi travolgere dalla complessità dell'operazione.

Con lui non sai mai quanto stia seguendo un copione o quanto stia invece offrendo al film la propria partecipazione di uomo (e ora anche di padre) consapevole della necessità di offrire alle giovani generazioni, non importa di quale razza o religione, un futuro meno cupo di quello che sembra attenderle.

 


L'onda” di Dennis Gansel

Rainer Wenger, insegnante di educazione fisica con un passato da anarchico rockettaro, per spiegare ai suoi studenti liceali il concetto di autocrazia li coinvolge in un esperimento di "regime dittatoriale" fra i banchi di scuola. Per una settimana dovranno rispondere al rigido sistema disciplinare di "Herr Wenger", conformarsi ad un codice di abbigliamento e lavorare assieme in un'ottica di organismo gerarchico, isolando o reprimendo eventuali dissidenti. In pochissimo tempo, i ragazzi scoprono uno spirito di cameratismo vincente, dominano le proprie insicurezze e paure attorno alla figura del carismatico "cattivo maestro" e si sentono legittimati ad animare atti di violenza e vandalismo, in un'operazione che presto esce dalle mura dell'edificio scolastico.

In una stagione cinematografica che pare nuovamente appassionarsi a quel che avviene all'interno di quei luoghi di educazione tanto amati e temuti, rispetto a film che cercano di cogliere e mostrare le dinamiche sociali e di violenza, reale e simbolica, dell'istituzione scolastica (La classe - Entre les murs), o ad altri che raccontano il vuoto pneumatico dell'adolescenza con una superficialità criminale (AlbaKiara; Un gioco da ragazze), L'Onda si pone un obiettivo differente e ben più mirato. L'esperimento intento ad indagare l'espansione del nazional-socialismo e l'indottrinamento della popolazione germanica realmente messo in piedi dal docente di storia Ron Jones nel 1967 in un liceo californiano, viene ripreso e ricontestualizzato da Dennis Gansel nell'attuale Germania con l'intento di ampliare le implicazioni di tale esperienza ed incidere sulle coscienze di quelle nuove generazioni che si considerano immuni dall'avvento di un nuovo totalitarismo. Per ottenere questo effetto, Gansel decide di sfruttare la lingua universale della moderna pop culture come cifra stilistica peculiare. L'Onda vede così molti rimandi (dal montaggio visivo e sonoro alla tipizzazione dei protagonisti) ai classici teen-movie di origine americana, con uno stile vicino al videoclip, attento alle tendenze musicali giovanili e condotto come un gioco di ruolo con i più tipici personaggi delle high school.

Alcuni momenti però marcano l'anomalia e tentano l'affrancamento dal filone "giovanilista" del cinema americano: estratti del dibattito fra studenti sulla nozione di autocrazia sembrano direttamente tratti da un saggio di Naomi Klein o da altri trattati vicini al culture jamming, una certa controcultura del sistema americano. In una particolare sequenza poi, la classe di Herr Wenger espone una ad una le cause che possono condurre all'avvento del totalitarismo: globalizzazione, crisi economica, disoccupazione, iniquità sociale, nazionalismo e xenofobia. Tutti malesseri che impressiona sentir menzionare a viva voce in un film di ampio consumo, e soprattutto attraverso un linguaggio che è il primo effetto di una globalizzazione e tuttavia è in queste stesse considerazioni che sta anche il grosso limite del film di Gansel: esso enuncia più che denunciare, spiega più che insegnare. Nei suoi eccessi di schematismo e approssimazione, L'Onda elabora un discorso “dissertativo”, smaccatamente pedagogico, che mira in maniera esclusiva a costituirsi come monito, come “exemplum”, rivolto soprattutto al pubblico giovanile.